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dc.contributor.authorURBINATI, Nadia
dc.date.accessioned2012-06-07T13:45:10Z
dc.date.available2012-06-07T13:45:10Z
dc.date.issued1990
dc.identifier.citationVenezia : Marsilio, 1990, Saggien
dc.identifier.isbn9788831754354
dc.identifier.urihttps://hdl.handle.net/1814/22299
dc.description.abstractNella «nuova Italia» gli interpreti e i difensori delle «civili libertà» (l'espressione è di Romagnosi) furono pochi e poco considerati. Tra essi, gli amici e i seguaci radicali e federalisti di Carlo Cattaneo, ma anche un «moderato» come Pasquale Villari, il maestro di Gaetano Salvemini. Tutti ebbero in comune la condivisione del pensiero filosofico e politico di John Stuart Mill e il proposito di favorirne la diffusione nella cultura del loro tempo. Mill fu uno degli autori più tradotti nell'Italia dell'Ottocento. Se la sua filosofia ebbe pochissima fortuna, il suo liberalismo attraversò invece tutta la classe politica ed intellettuale italiana: fu come un crocevia di strade diverse per provenienza e destinazione. Ciò vale per Francesco Ferrara e per Vilfredo Pareto, per Marco Minghetti e per Luigi Luzzatti, per i «liberisti» della «Società Adamo Smíth» e per i «vincolisti» del «Giornale degli economisti». Il confronto con Mill permette di individuare i caratteri della filosofia civile del liberalismo post-unitario, le sue aspirazioni di «buon governo» e di giustizia, la sua fiducia nella cultura della modernità. La ricostruzione dei dibattiti e delle polemiche che si susseguirono tra gli anni sessanta e settanta sul decentramento, sulla rappresentanza proporzionale, sul suffragio femminile, sui rapporti fra stato e società civile, sul metodo dell'economia politica, sul socialismo e sull'utilitarismo — i temi essenziali del liberalismo milliano — aiuta a cogliere il significato storico del complesso rapporto tra liberalismo e positivismo in Italia. Ne viene fuori, come mette in rilievo Norberto Bobbio nella prefazione al volume, il carattere tortuoso e difficile del liberalismo italiano; la sua difficoltà a divenire una base effettiva di riferimento del nuovo stato, dei suoi ceti dirigenti, delle sue elite intellettuali.
dc.description.tableofcontents--vii Prefazione di Norberto Bobbio --3 Introduzione --11 La tentazione paternalistica --11 L'«Italie régénérée» --18 Due liberalismi --26 Il mito del «self-government» e l'ossessione unitaria --34 Il primato della concretezza --40 La «giusta rappresentanza» e la difesa dei «migliori» --47 Dall'elezione dei «migliori» alla scelta dei più «adatti» --54 Una maggioranza non rappresentata --66 li liberalismo radicale --66 Cattaneo e Mill: un accostamento fallito --74 II liberalismo di Cattaneo --81 Il manifesto del radicalismo --91 Mill federalista --95 Mill e il socialismo --109 La vittoria dello statalismo --109 L'utile subordinato al bene --121 Alla ricerca di una filosofia civile --123 I presupposti antiutilitari del revisionismo economico --129 La polemica sul metodo dell'economia politica --140 Per l'«idea morale» di Stato --148 Il declino del positivismo critico --148 Una «migliore disciplina intellettuale» per una filosofia riformatrice --160 Il positivismo come metodo: la scienza della storia --168 Il positivismo come metodo: la statistica sociale --175 Necessità e libertà --183 Le discussioni sulla filosofia di Mill --202 Il rifiuto dell'utilitarismo --220 Le traduzioni ottocentesche delle opere di Mill --221 Appendice. Lettere e documenti inediti --245 Indice dei nomi
dc.language.isoiten
dc.publisherVenezia, Marsilioen
dc.relation.isversionofhttp://hdl.handle.net/1814/5414en
dc.titleLe civili libertà : positivismo e liberalismo nell'Italia unitaen
dc.typeBooken
eui.subscribe.skiptrue
dc.description.versionPublished version of EUI PhD thesis, 1989en


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