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dc.contributor.authorMONZINI, Paola
dc.date.accessioned2012-06-25T13:33:52Z
dc.date.available2012-06-25T13:33:52Z
dc.date.issued1999
dc.identifier.citationCatanzaro, Meridiana libri, 1999en
dc.identifier.isbn9788886175449
dc.identifier.urihttps://hdl.handle.net/1814/22510
dc.description.abstractOggetto di questa originale ricerca storica sono due tra i più noti e più studiati sistemi malavitosi: la camorra napoletana e il milieu marsigliese. Nelle due grandi città mediterranee le organizzazioni criminali sembrano avere stabilmente assunto un ruolo che va al di là della gestione di singole attività illegali, sia pur importanti e ramificate. Gli interi contesti urbani di Napoli e Marsiglia ne sono stati caratterizzati, al punto da rimanere marchiati da una persistente «mauvaise réputation» ed essere considerati in se stessi «criminogeni». In realtà, in entrambi i casi, i sistemi criminali, esaminati da vicino e nel corso della loro lunga parabola otto-novecentesca, si presentano assai mobili, occupano ruoli cangianti, mostrano un'attitudine all'adattamento che conosce come unica costante proprio la loro capacità di autoriproduzione. Le «élites criminali» di Napoli e Marsiglia passano da una fase che si può definire «archeologica» e che corrisponde agli esordi ottocenteschi, attraverso i grandi cambiamenti di fine Ottocento e poi del nostro secolo, fino a un ampliamento dei mercati illeciti e dei sistemi clientelari che raggiunge l'apice nei tempi a noi più vicini. Il punto decisivo è rappresentato dai legami che queste élites illegali riescono di volta in volta a intrecciare con la società, con il contesto «legale» nel quale, spesso agevolmente, si muovono. L'approccio comparato consente di mettere in rilievo analogie e differenze, fasi e tempi, modi e articolazioni delle iniziative criminali, punti di forza e di debolezza, reti clandestine e modi di «emersione». La conclusione è sorprendente: le organizzazioni criminali non hanno in sé la capacità di crescere e di misurare la propria potenza; sono le istituzioni legali, quelle dell'ordine pubblico e quelle preposte alla formazione della pubblica opinione, a conferire con la loro stessa azione una capacità di «accredito » ai gruppi criminali che operano nelle due città.en
dc.description.tableofcontents--Introduzione --Parte I. Le élites criminali nello Stato liberale: 1820-1910 --I. Napoli --3 1. La camorra come agente dell'ordine pubblico --5 2. La neutralizzazione dei gruppi camorristi --7 3. Il declino dell'associazione criminale --u. Marsiglia --11 1. Criminalità disorganizzata e ordine nel porto --13 2. L'intensificarsi del controllo sociale e il milieu --16 3. Le trasformazioni di fine secolo --19 III. Considerazioni comparative --Parte II. Elites criminali, mercati illeciti, sistemi di rappresentanza: 1910-70 --'v. Marsiglia --27 1. Marsiglia e la «questione criminale» --28 2. Mercati illeciti e tratti evolutivi dei gruppi criminali: il mitan --30 3. Il milieu dei trafficanti internazionali --32 4. Il clientelismo marsigliese: 1901-39 --38 5. Circuiti criminali e sistema politico tra le due guerre --40 6. Le trasformazioni del milieu criminale durante la guerra --41 7. Mutamento politico e mercati illeciti nel secondo dopoguerra --43 8. La fine del clientelismo dei notabili --45 9. La riorganizzazione del milieu urbano negli anni cinquanta e sessanta --48 10. La ristrutturazione dei traffici: l'eroina e il contrabbando di tabacchi --v. Napoli --53 1. La marginalizzazione di reti illegali e gruppi criminali: 1905-43 --56 2. Le élites delinquenziali urbane nel dopoguerra --58 3. Economia illegale e reti clientelari: il periodo laurino --61 4. Gruppi criminali e mercati illeciti negli anni sessanta --65 5. L'intermediazione violenta nei mercati alimentari --68 6. Le reti illegali provinciali negli anni cinquanta e sessanta --VI. Considerazioni comparative --73 1. I gruppi criminali tra meccanismi del consenso e mercati illeciti internazionali --76 2. La ristrutturazione dei circuiti criminali tra le due guerre --79 3. Sistemi clientelari e sistemi criminali nel secondo dopoguerra --Parte III. Le trasformazioni divergenti. 1970-90 --VII.M arsiglia --89 1. Marsiglia e le rotte intercontinentali degli stupefacenti --95 2. I traffici dopo la «French connection» --98 3. Trasformazioni sociali e governo dell'area marsigliese --102 4. La frammentazione del milieu urbano --106 5. L'evoluzione del milieu urbano: 1975-85 --109 6. Le forme di controllo territoriale negli anni ottanta --111 7. Il clan Toci --113 8. La struttura del gruppo --117 9. Le machines à sous --122 10. Le attività nei mercati legali --vm. Napoli --125 1. Napoli e la «questione criminale>, --126 2. Il contrabbando di sigarette e la nuova élite criminale --132 3. Trasformazioni sociali e governo dell'area napoletana: gli anni settanta --135 4. La rottura degli equilibri delinquenziali e la Nuova camorra organizzata --142 5. Nuova camorra organizzata, sistema imprenditoriale e amministrazione pubblica --145 6. L'élite criminale e la riorganizzazione della spesa pubblica --148 7. Il clan Alfieri: struttura organizzativa e attività --151 8. Riorganizzazione strutturale e mercati pubblici --154 9. Le relazioni con P upperworld --158 10. Alcune considerazioni --Considerazioni comparative --161 1. I due gruppi criminali --162 2. Trasformazioni dell'assetto istituzionale della criminalità --165 3. Criminalità organizzata e amministrazione pubblica --Conclusioni --169 1. Criminalità organizzata e mercati illegali --170 2. Sistemi criminali, ordine pubblico e ordine «privato» --173 3. Economia pubblica e criminalità organizzata: l'originalità del caso napoletano --175 4. Lo Stato e i sistemi criminali --179 Bibliografia --192 Documentazione giudiziaria e di polizia --194 Intervisteen
dc.language.isoiten
dc.publisherMeridiana librien
dc.relation.isversionofhttp://hdl.handle.net/1814/5325
dc.titleGruppi criminali a Napoli e Marsiglia: La delinquenza organizzata nella storia di due cittá: 1820-1990en
dc.typeBooken
eui.subscribe.skiptrue
dc.description.versionPublished version of EUI PhD thesis, 1998en


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