La politica cinese nel mondo e in Asia centrale. Implicazioni per l'Occidente

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Roma, Senato della Repubblica, 2008
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CASARINI, Nicola, La politica cinese nel mondo e in Asia centrale. Implicazioni per l’Occidente, Roma, Senato della Repubblica, 2008 - https://hdl.handle.net/1814/12529
Abstract
La Repubblica popolare cinese (RPC) è oggi una grande potenza sul piano sia economico che politico. La sua politica estera ha raggiunto una dimensione globale sviluppandosi, negli anni, su quattro assi principali: (i) miglioramento delle relazioni con i paesi limitrofi al fine di creare un ambiente regionale che favorisca gli scambi commerciali e la crescita dell’economia; (ii) accesso alle risorse naturali nei paesi in via di sviluppo; (iii) ferma opposizione all’egemonia americana e instaurazione di partenariati strategici con grandi e medie potenze in nome della creazione di un ordine internazionale multipolare; (iv) continuazione del processo di ricongiungimento di Taiwan alla madrepatria e repressione di ogni forma di separatismo ai confini – in particolare nelle Regioni Autonome del Tibet e dello Xīnjiāng confinanti con l’Asia centrale.
In Asia centrale, la politica estera cinese ha assunto un pronunciato carattere politico-militare. Pechino si è fatta promotrice, dalla metà degli anni Novanta, dell’Organizzazione per la cooperazione di Shangai (Shangai Cooperation Organization, SCO) che include, attualmente, sei membri - Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan – e quattro paesi osservatori: India, Pakistan, Mongolia e Iran. La SCO si propone di agevolare gli scambi commerciali, la cooperazione energetica e contenere la presenza dell’Occidente nella regione. Le esercitazioni congiunte condotte dai paesi membri della SCO nell’agosto 2007 hanno rappresentato un salto qualitativo nella cooperazione militare e di sicurezza tra i sei paesi membri. Siamo ancora lontani dalla creazione di una NATO dell’Est. Tuttavia, l’intensificarsi della cooperazione militare ha raggiunto un livello tale per cui non si può escludere, a priori, un’evoluzione della SCO in un’organizzazione simile alla NATO.
La Cina è – e sarà sempre più negli anni a venire – un formidabile competitore dell’Italia e dell’Europa per quanto riguarda l’accesso alle materie prime e alle risorse energetiche in varie regioni del mondo. L’evoluzione politico-militare della SCO indica inoltre che Russia e Cina cercheranno di limitare sempre più la presenza degli occidentali in Asia Centrale. È nell’interesse nazionale dell’Italia (e in quello più ampio dell’Europa) sviluppare una strategia che consenta di mantenere una presenza – ed influenza – europea in Asia centrale e di evitare la formazione di un blocco politico-militare che escluda l’Europa dall’accesso alle risorse dell’area. A tal fine, l’Italia e l’Europa dovrebbero puntare a una maggiore cooperazione con la Cina,
facendo leva eventualmente anche sulle tensioni politiche che sussistono tra Mosca e Pechino. Il dialogo UE-Cina sull’Eurasia dovrebbe essere basato su due punti principali: (i) sviluppo delle rotte commerciali Europa-Cina attraverso la vecchia Via della Seta; (ii) creazione di un partnerariato per la sicurezza in Asia centrale.