Nell’analisi dei fenomeni globali, l’ottica che ancora prevale è di tipo “statuale”, inter-nazionale, mentre le questioni sono sempre più trans-nazionali. Ciò è vero anche per l’Unione Europea come costruzione “post-nazionale”, che ridiventa però “sovranista” dinanzi alle sfide più complesse, come quella delle migrazioni. Al riguardo, si può dire che quella dell’Europa è una nonpolitica, anzi una “anti-politica” delle migrazioni. Un’esigenza fondamentale, per elaborare opzioni politiche articolate e non improvvisate, è quella di collocare le migrazioni in una prospettiva di medio-lungo periodo. È bene indignarsi per le tragedie che avvengono in questi anni; dovremmo però considerare le migrazioni non come una questione emergenziale da contenere, ma come un fenomeno strutturale di mobilità umana, destinato a ridefinire l’intero assetto dei nostri sistemi politici, il modello sociale, la dimensione culturale e identitaria; come una speranza di futuro e non come un problema da risolvere.
There is still a tendency to analyse global phenomena from the viewpoint of single States or between States, while the issues to be addressed are increasingly transnational. The European Union itself, a post-national structure, when faced with more complex problems like migration, behaves more and more like a sovereign power. Regarding migration, it could be said that Europe’s stance is an absence of policies, rather than an “anti” policy. In order to have well developed policies, a fundamental need is to take a medium to long term view of migration. We are full of indignation when we see the tragedies of recent years. We ought, however, to see migration not as an emergency to be contained, but as a structural phenomenon of human mobility, which is destined to reshape all our political systems, our social models, our culture and our identity. We should see it not as a problem to be solved, but as a hope for the future.