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dc.contributor.authorMONZINI, Paolaen
dc.date.accessioned2006-06-09T09:17:15Z
dc.date.available2006-06-09T09:17:15Z
dc.date.issued1998
dc.identifier.citationFlorence : European University Institute, 1998en
dc.identifier.urihttps://hdl.handle.net/1814/5325
dc.descriptionDefence date: 22 May 1998
dc.descriptionExamining board: Prof. Percy Allum (Istituto Universitario Orientale di Napoli) ; Prof. Bernard Morel (Université de Lyon) ; Prof. Alessandro Pizzorno (supervisor) ; Prof. Gianfranco Poggi (EUI)(co-supervisor)
dc.descriptionPDF of thesis uploaded from the Library digitised archive of EUI PhD theses completed between 2013 and 2017
dc.description.abstractOggetto di questa originale ricerca storica sono due tra i più noti e più studiati sistemi malavitosi: la camorra napoletana e il milieu marsigliese. Nelle due grandi città mediterranee le organizzazioni criminali sembrano avere stabilmente assunto un ruolo che va al di là della gestione di singole attività illegali, sia pur importanti e ramificate. Gli interi contesti urbani di Napoli e Marsiglia ne sono stati caratterizzati, al punto da rimanere marchiati da una persistente «mauvaise réputation» ed essere considerati in se stessi «criminogeni». In realtà, in entrambi i casi, i sistemi criminali, esaminati da vicino e nel corso della loro lunga parabola otto-novecentesca, si presentano assai mobili, occupano ruoli cangianti, mostrano un'attitudine all'adattamento che conosce come unica costante proprio la loro capacità di autoriproduzione. Le «élites criminali» di Napoli e Marsiglia passano da una fase che si può definire «archeologica» e che corrisponde agli esordi ottocenteschi, attraverso i grandi cambiamenti di fine Ottocento e poi del nostro secolo, fino a un ampliamento dei mercati illeciti e dei sistemi clientelari che raggiunge l'apice nei tempi a noi più vicini. Il punto decisivo è rappresentato dai legami che queste élites illegali riescono di volta in volta a intrecciare con la società, con il contesto «legale» nel quale, spesso agevolmente, si muovono. L'approccio comparato consente di mettere in rilievo analogie e differenze, fasi e tempi, modi e articolazioni delle iniziative criminali, punti di forza e di debolezza, reti clandestine e modi di «emersione». La conclusione è sorprendente: le organizzazioni criminali non hanno in sé la capacità di crescere e di misurare la propria potenza; sono le istituzioni legali, quelle dell'ordine pubblico e quelle preposte alla formazione della pubblica opinione, a conferire con la loro stessa azione una capacità di «accredito » ai gruppi criminali che operano nelle due città.
dc.format.mediumPaperen
dc.format.mimetypeapplication/pdf
dc.language.isoiten
dc.publisherEuropean University Instituteen
dc.relation.ispartofseriesEUIen
dc.relation.ispartofseriesSPSen
dc.relation.ispartofseriesPhD Thesisen
dc.relation.hasversionhttp://hdl.handle.net/1814/22510
dc.rightsinfo:eu-repo/semantics/restrictedAccess
dc.subject.lcshOrganized crime -- Mediterranean Region
dc.subject.lcshOrganized crime -- Italy -- Naples -- History
dc.subject.lcshOrganized crime -- France -- Marseille -- History
dc.titleLe organizzazioni criminali tra mercati illegali e strutture del consenso: i casi di Napoli e Marsiglia, 1820-1990en
dc.typeThesisen
eui.subscribe.skiptrue


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