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dc.contributor.authorGALLI, Emma
dc.contributor.authorRICCIUTI, Roberto
dc.date.accessioned2016-07-07T08:35:07Z
dc.date.available2016-07-07T08:35:07Z
dc.date.issued2009
dc.identifier.urihttps://hdl.handle.net/1814/42323
dc.description.abstractIn questo lavoro si analizzano diverse determinanti della dimensione dei disavanzi nel Regno d'Italia durante il periodo 1861-1914. In particolare, utilizziamo un modello di elettore mediano che include l'ipotesi di illusione fiscale. L'analisi empirica, attraverso una metodologia VECM, da un lato conferma l'ipotesi di uno sfruttamento da parte della classe politica dei contribuenti non aventi diritto al voto attraverso il ricorso alle imposte indirette, dall'altro evidenzia l'esistenza di un limite di tollerabilità fiscale che richiede il ricorso ai disavanzi. Rileviamo inoltre una relazione negativa di breve periodo tra spesa pubblica e prezzi dei beni privati laddove nel lungo periodo emerge una relazione di sostituzione tra beni privati e beni pubblici. L'effetto positivo nel breve periodo del reddito sulla spesa pubblica che caratterizza i paesi nelle fasi iniziali dello sviluppo economico, diventa negativo nel lungo periodo dove si osserva uno spostamento della domanda verso i beni privati in un'ottica di sostituibilità tra spesa pubblica e privata. In un contesto di spesa di tipo redistributivo assai limitata e di suffragio ristretto l'impatto della disuguaglianza del reddito sulla spesa pubblica come pure quello del numero dei votanti non appare significativo.
dc.language.isoit
dc.relation.ispartofseriesPOLIS Working Papersen
dc.relation.ispartofseries2009/127en
dc.titleSulla political economy del deficit pubblico nell'Italia liberale
dc.typeWorking Paper
eui.subscribe.skiptrue


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